Mi trovo alla biglietteria del Nelson Mandela Forum di
Firenze e il mio cuore impazzisce quando mi vengono consegnati i biglietti per
la partita Italia-Cuba della World League. Una folla indescrivibile di circa
cinquemila persone venute da ogni parte di Italia, si appresta ad invadere gli
ingressi del Forum. E in mezzo a quelle persone ci sono anch’io, Elisabetta,
che ho fatto cinque ore di pullman per poter realizzare il mio sogno più
grande: vedere la Nazionale giocare. In compagnia di una mia amica, armata di
trombetta da stadio, fotocamera e indossando un trucco rigorosamente azzurro
(con tanto di bandierine italiane disegnate sulle guance), cerco disperatamente
di trovare l’ingresso C: mi hanno infatti assegnato i posti centrali.
Finalmente lo trovo e il mio cuore raggiunge un numero di pulsazioni
inenarrabile, mentre salgo uno ad uno quegli scalini che sembrano essere
infiniti. E mentre faccio fatica a respirare per l’emozione, davanti ai miei
occhi vedo i ragazzi che si stanno scaldando. Mi siedo al mio posto e aspetto
paziente. Presto il riscaldamento giunge al termine, seguiamo attentamente la
presentazione delle due squadre e ci alziamo in piedi per ascoltare l’inno
nazionale italiano. La prima cosa a cui penso mentre canto è che il forum è
gremito di persone diverse tra loro, che non ce n’è una che sia uguale ad
un'altra. Eppure su quelle note sembriamo tutti una cosa sola, uguali e tutti
lì non credo solamente per vedere una semplice partita, ma perché ci sentiamo
parte di qualcosa che rappresenta le nostre radici e che nessuno potrà mai
spezzare. Noi siamo l’Italia stessa.
Viene dichiarata la formazione cubana e subito dopo quella
italiana: in campo Travica, Savani, Giovi, Beretta, Birarelli, Parodi e
Zaytsev. La partita inizia e l’Italia domina il primo set, così come i due
successivi. Durante la partita Thomas ha qualche problema, sembra non essere
entrato totalmente in partita, così al suo posto entra Matteo Piano. La stessa
cosa avviene per Cristian, che dopo l’infortunio alla Lube ha sì recuperato
piuttosto velocemente, ma a mio parere fa ancora abbastanza fatica in alcune
cose, ad esempio nel servizio. Alla fine, anche al suo posto entra un altro giocatore,
Luca Vettori. E’ un ragazzo molto giovane, ma lasciatemelo dire, una vera
promessa del volley. Alla sua età è già tecnicamente fortissimo e, col tempo e
con costante allenamento aumenterà sicuramente la sua esperienza e a parer mio
diventerà uno dei più forti giocatori del nostro paese.
I ragazzi, compresi i giovani Matteo e Luca, chiudono ben
presto la partita e, con una buonissima prestazione, sconfiggono la nazionale
cubana con un secco 3-0.
La mia amica ci teneva tantissimo, come me del resto,
ad avere foto o autografi dei giocatori, così iniziamo ad accalcarci prima ai
bordi del campo, e poi davanti al pullman della nazionale. Alla fine, tra
lividi, transenne, spintoni e una miriade di gente riusciamo ad ottenere
qualcosa, anche se ovviamente non da tutti. Bellissimo è stato vedere Giovi che
cercava di convincere le ragazze che Ivan se n’era già andato via, vedere sia
lui che Dragan fare video dal cellulare a tutta quella folla che era lì per
loro. Ma la cosa più impagabile in assoluto è stato osservare la gente che lanciava
a Cristian le varie cose da autografare direttamente dal finestrino e lui che le
rilanciava dal pullman in corsa. Insomma, proprio pazzi i nostri ragazzi e
questo mi fa pensare che in fondo sono persone normalissime come noi, che hanno
un grande privilegio, ovviamente direttamente proporzionale al loro enorme
talento. Sapete io sono di Macerata, e quindi una tifosa sfegatata della Cucine Lube Banca Marche
Macerata. Ormai il fontescodella è la mia casa, quindi fidatevi che l’emozione
di vedere la propria squadra del cuore giocare, seguirla fin dove si può in
trasferta, tifarla fino a finire la voce e a sentire dolore alla gola, tutto rigorosamente e costantemente accompagnato da palpitazioni
(e personalmente anche da bacchette e tamburi e maglia dei Predators) l’ho
provata molte volte e so cosa significa. Eppure posso anche dire che guardare
la nazionale è un’altra cosa. Non si può descrivere, perché è qualcosa di
irripetibile e che accade poche volte nella vita, e quindi mi sento fortunata
ad averne fatto parte. Posso dire di avere ufficialmente realizzato il mio
sogno, e di quei due giorni a Firenze non rimpiango assolutamente nulla, lo
rifarei all’infinito. Perché i nostri ragazzi non fanno parte di una squadra
qualunque, ma di quella che rappresenta il nostro paese. Tutti loro sono il
nostro ORGOGLIO ITALIANO.
Elisabetta Pugliese